sabato 5 febbraio 2011

Giorno ? (8?), Non svegliar il can che dorme

Quando ripresi conoscenza non feci in tempo ad aprire gli occhi che caddi a terra picchiando contro qualcosa di morbido. Mi rialzai inorridito, un intero mondo di ossa, carne, sangue e fuoco si estendeva per chilometri e chilometri intorno a me, il lamento di quelle anime in pena ora era fortissimo e il mal di testa arrivò in breve tempo. Non avevo più nulla con me, guardai a terra e vidi solo ossa e carne. Provai a mettere una mano in mezzo a quell'orribile miscuglio di elementi e notai con sorpresa che quel mix di materiali era solido e compatto, alzai lo sguardo, solo altre ossa ed altra carne, ma... se guardavo bene, molto in alto, sul soffitto che chiudeva tutto come in una grotta, vedevo della pietra luminescente. Presi allora un po' di questo materiale e lo impilai, una manciata alla volta, a mano a mano alzandomi da terra verticalmente fino ad arrivare al soffitto; l'equilibrio in questo momento era essenziale. Con molta calma estrassi la roccia luminosa dal soffitto di carne, la presi tutta, tutta quella che riuscivo a trasportare, e la riposi nello zaino. Con altrettanta calma rimossi la carne e le ossa dallo strano obelisco fin quando non fui di nuovo con i piedi bene a terra. In lontananza scorsi qualcosa muoversi, erano molte le figure inquietanti in questo luogo e la paura mi aveva quasi invaso. Mi voltai e mi diressi verso il portale. Ne avevo abbastanza di questo luogo, volevo andarmene, tornare a casa, tornare sulle rive dell'isola a procurarmi del cibo, e dormire in un letto caldo. Allungai la mano verso il portale viola e pulsante dolore, quando una palla di fuoco colpì la parete rocciosa di ossidiana. Una figura così inquietante e così familiare fece capolino sopra di me, era la stessa creatura che mi aveva attaccato il giorno dopo l'incendio! Un'altra palla di fuoco venne emessa dalla bocca di quel... fantasma? Sì, ecco di cosa si trattava! Era un fantasma e questo luogo doveva essere una sorta di inferno! Mi lanciai verso il portale mentre sentivo l'ennesima palla incandescente schiantarsi contro l'ossidiana, un attimo di disorientamento e rieccomi catapultato all'interno della stanza rocciosa dell'isola. Mi rialzai e corsi verso il corridoio illuminato con le torce, con della terra coprii l'entrata e scrssi sulla parete un avvertimento per evitare di tornarci accidentalmente. Mi guardai attorno, stava per calare il sole. Attraversai di corsa la foresta mentre la luce del sole oramai stava svanendo, dietro di me iniziavo a sentire i lamenti degli zombie che necessitavano carne umana per vivere la loro triste e breve non-vita notturna. Eccomi finalmente a casa, con foga mi precipitai nella grotta, chiusi la porta e mi diressi in fondo fino al letto buttandomici sopra. Domani avrei pensato al da farsi... ero stanchissimo ed affamato. Dovevo escogitare qualcosa per evitare che quelle creature infernali si riversassero su questo mondo; se erano venute una volta avrebbero potuto tornare quante volte volevano, e dovevo impedirlo. A tutti i costi.

venerdì 4 febbraio 2011

Giorno 7, Venga il suo regno

Mi risvegliai indolenzito, le braccia e le gambe doloranti, non ero abituato a combattere nonostante me la cavassi effettivamente bene. Una leggera brezza gelida mi sfiorò il viso, aprii gli occhi. Non vidi nulla, ma sentii dei rumori, in fondo alla grotta riuscivo a intravedere una sorta di zona luminosa, come se la parete rocciosa emettesse luce propria. Mi addentrai con fare sospettoso, ma la paura a volte mi fermava. Il rumore si fece sempre più intenso, ora riuscivo a distinguerlo indubbiamente bene. Sembravano lamenti, come parecchie persone che soffrivano... qualcuno piangeva, altri gridavano, era un brusio crescente di dolore, un turbine di anime in pena. Arrivai in fondo al corridoio di roccia ed entrai in una stanza calcarea più grande e spaziosa. Ecco cosa illuminava la grotta: una colata lavica attraversava la stanza verticalmente, bagnando di tanto in tanto il suolo con sbuffi svogliati di magma e vapore incandescente. Davanti alla lava un'enorme portale viola, robusto, spesso e con un che di etereo al centro si ergeva glorioso in mezzo alla stanza. La curiosità prese il sopravvento sulla paura, l'idiozia mi avvolse e allungai la mano, sospettoso, ma curioso come non mai, toccai il viola acceso ed etereo del portale e in un attimo tutto il dolore, tutta la pena di quella povera gente mi venne riversata addosso. Mi sentivo riempire di vergogna, pena, sofferenza, tristezza, odio... Poi più nulla. Non sentivo niente e non vedevo niente, i miei sensi erano in sospeso, come tutto me stesso. Mi lasciai trasportare in quello che sarebbe stato, per me, il viaggio più incredibile di sempre...

giovedì 3 febbraio 2011

Giorno 5 e 6, Tempo perso?

La mattinata era arrivata prima del previsto, quella mattina avevo fatto fatica a svegliarmi. Mi alzai e, prese le mie cose, uscii dalla grotta quando il sole era appena sorto. Mi misi subito all'opera, presi i materiali che mi servivano e iniziai a costruire la soletta della casa. I lavori stavano procedendo bene fino quasi a mezzogiorno, ma da quel momento in poi gli avvenimenti avrebbero preso completamente un'altra piega. Udii come un sibilo, diverso da quello emesso dai Creepers. Lo risentii, più di uno, sguainai la spada e mi voltai. Non c'era nulla, ovviamente. Con fare nervoso iniziai a girare attorno alla casa ancora in costruzione senza vedere nulla, e in una frazione di secondo riuscii a scansarmi, proprio all'ultimo, da un enorme ragno che mi saltò addosso sibilando con le sue fauci a tenaglie. Lo respinsi con un colpo facendolo indietreggiare e l'enorme bestia ad otto zampe piantò i suoi arti a terra per essere ben stabile prima di attaccare nuovamente con un balzo, ed altrettanto nuovamente essere respinto dalla mia lama. In quel momento successe l'imprevisto: un altro ragno, seguito da un terzo arrivarono dalla foresta sibilando e minacciando morte. Il secondo mi si lanciò addosso quando ancora il primo cercava di rialzarsi e lo respinsi. La spada resse il colpo trafiggendo il ventre peloso della bestia e il terzo fece altrettanto, ma la spada, impattando con il suo corpo, si spezzò. Vidi la lama cadere a terra e contemporaneamente aumentare la salivazione di quelle dannate creature. Avevo solo un'ascia con me, non era molto efficace, ma avrebbe fatto il suo dovere. La estrassi dallo zaino e mi voltai, iniziai a scappare nella foresta. Corsi più veloce che potevo, ma sentivo i ragni alle mie spalle; avevano più zampe, correvano più velocemente ed erano in vantaggio. Sentii il loro fiato putrido entrarmi nel naso, convinto che oramai non ci fosse più nulla da fare. NO! Qualcosa potevo ancora fare. Ecco infatti sbucare come dal nulla una fenditura nella roccia; era stretta, potevo provare a passare, mentre i ragni non avrebbero dovuto riuscirci. Corsi più velocemente ancora e mi lanciai letteralmente nella spaccatura, sentendo le bestie sbattere contro la parete rocciosa. Misi un paio di torce ai lati mentre mi addentravo nervosamente all'interno della grotta. Non sentivo più i lamenti e i sibili dei ragni, mi lasciai cadere a terra e ripresi fiato. Avevo perso tutto... tutto... Mi addormentai mentre il sole calava, ero sfinito e non avevo forze per fare null'altro. Svenni dal dolore, non avevo notato di essermi graffiato mentre scappavo nel bosco. Sulla gamba colava di sangue una ferita che solo con la calma, ora, pulsava e dava dolore... rimasi in quello stato per tutto il giorno successivo, fino a sera, quando a svegliarmi fu qualcosa di sgradito.

martedì 1 febbraio 2011

Giorno 4, Saperci fare

Mi ero sempre ripetuto che se una cosa era difficile da fare allora sarebbe stata bellissima da realizzare, da portare a termine. Era ciò che mi spingeva ad andare avanti e cercare di non impazzire. Non avevo chiuso occhio quella notte, li sentivo, fuori dalla grotta. Sapevano che ero qui, volevano entrare, li sentivo grattare con le unghie sulla roccia mentre si lamentavano con nervosismo. Di mattina non li avevo più sentiti, ero uscito e a terra c'era solo cenere, ossa e piume. Ho iniziato a costruirmi, o meglio, ripararmi la casa distrutta nella notte; era un duro lavoro, ma volevo farlo. Vivere in una grotta non faceva per me, inoltre non avevo nemmeno un bue ed un asino a riscaldarmi con il loro fiato. Forse questa potevo risparmiarmela. Scavai della terra per coprire i crateri fatti da quelle bestie verdi, avevo deciso di dar loro un nome: Creepers. Quando ad una cosa si dà un nominativo, la si conosce, e ciò che si conosce fa meno paura. Comunque dovevo stare attento, erano silenziosi, arrivavano all'improvviso e spesso erano in gruppo. Per ora era meglio pensare alla casa; avevo già rifatto la soletta, poi posai i pilastri e feci le pareti interamente in mattoni, la terra ed il legno non erano materiali propriamente adatti. Nel pomeriggio andai a caccia, catturai una gallina che avrei tentato di allevare per ottenere uova ogni giorno, ed un paio di mucche, avendo bisogno di carne e latte. Allargai la grotta e la resi più vivibile, oltre che accogliente: l'avevo piastrellata ed avevo aggiunto un paio di torce in più alle pareti per renderla anche più luminosa e calda. In attesa che la casa fosse finita, dovevo vivere qui dentro e non volevo diventare matto in una cella. L'indomani avrei tentato di finire la costruzione e di andare ad esplorare l'isola. Avevo notato che le bestie stavano lontane dalla luce, quindi avrei potuto iniziare ad illuminare l'intera superficie dell'isola nel caso non si rivelasse troppo vasta. Mi rinchiusi nuovamente nella mia calda ed accogliente fenditura nella roccia, un altro giorno era terminato, ed uno nuovo stava per cominciare...

domenica 30 gennaio 2011

Giorno 3/4, Scontri

Di notte non dormivo mai davvero, ero ancora sconvolto per quello che stava accadendo in questo luogo che non conoscevo, ma quella notte ero davvero stanco per la giornata passata e mi ero addormentato. Mai errore fu più grave. Fui svegliato di soprassalto nel cuore della notte, probabilmente quasi mezzanotte, da un'esplosione in lontananza. Mi alzai dal letto, mi vestii ed uscii di casa. La notte era calma, c'era una leggera brezza che mi scompigliava i capelli. Tutto tranquillo, mi dovevo essere sognato quel rumore. Mi voltai e rientrai in casa, ma mentre chiusi la porta sentii di nuovo un'esplosione, stavolta più vicina, pericolosamente vicina. Aprii la cesta, presi una spada ed uscii nuovamente. Avevo costruito una piccola scaletta su di un lato della casa per permettermi di salire sul tetto nel caso avessi dovuto riparare la struttura; salii e cercai di vedere in lontananza cosa poteva aver causato quel boato. Non c'era assolutamente nulla e la cosa non mi faceva stare tranquillo: se ciò che aveva emesso quell'esplosione non si faceva vedere, voleva dire che era nascosto, o che era troppo vicino per poterlo vedere in lontananza. Non feci in tempo a finire di formulare questo pensiero che una creatura verdastra con quattro zampe, alta ed agile saltò sul tetto di casa mia. Lo spavento fu talmente forte che quasi per istinto gli assestai una spadata in pieno petto, o almeno dove avrebbe dovuto essere il petto su quella creatura. La bestia venne sbalzata indietro e, cadendo a terra, iniziò ad illuminarsi fino ad emettere un sibilo, come se fosse un serpente. Mi avvicinai al bordo del tetto per vedere giù cosa stesse accadendo e un'esplosione mi travolse facendomi cadere a terra sulla schiena. Sentii una fitta alle spalle, mi rialzai zoppicante, ma non sentivo nulla di rotto. Al posto del mostro ora c'era un cratere che fortunatamente non comprendeva casa mia. Dal cratere però riuscii a intravedere una serie di gallerie sotterranee, sembravano naturali. Pareva interessante, avrei potuto trovare minerali o altre risorse. Scesi dal tetto scordandomi che le esplosioni che avevo sentito era molteplici, e quindi probabilmente non era solo quel mostro. Infatti, appena arrivai davanti alla porta di casa, un'altra di quelle creature mi vide e mi saltò addosso; sempre per istinto agii come prima, ben sapendo che fosse la cosa più sbagliata che potessi fare. Il fendente di spada lo colpì in pieno e la bestia, come gia successo prima, fu lanciata all'indietro, in casa. Si illuminò e, dopo aver sibilato, scoppiò, devastando le mura, le stanze ed il soffitto. Fui nuovamente lanciato all'indietro, stavolta però caddi di pancia e raschiai a terra con braccia e gambe. Il legno aveva ceduto, la terra era stata spazzata via, mentre la roccia era ancora lì. Entrai nel cratere che poco prima era ancora casa mia, presi le ultime cose rimaste dalle ceste oramai distrutte e mi diressi nuovamente verso la grotta. Mentre rimettevo tutto dentro sentii dietro di me versi strani, gutturali, non cercai nemmeno di capire cosa stesse accadendo e mi rifugiai invece tra la roccia. Con alcune pietre chiusi l'entrata e mentre tappavo l'ultimo buco potei vedere una figura, zoppicante, braccia distese in avanti, ricoperta di sangue che mi veniva incontro. Posai l'ultima pietra e poi ne misi un altro strato più davanti.
Non chiusi occhio quella notte, ma ero salvo. All'indomani mattina avrei deciso il da farsi...