martedì 8 marzo 2011

Julie and Repez Adventure (1 - 7)

Settimo episodio signore e signori! :D Si prosegue con la costruzione e l'ampliamento di casa ^^


lunedì 7 marzo 2011

Julie and Repez Adventure (1 - 6)

Nuovo capitolo dell'avventura del minecrafter Repez, che decide stavolta di mettere soqquadro la casa...

domenica 6 marzo 2011

Julie and Repez Adventure (1 - 5)

La quinta puntata di questa fantastica, superba, favolosa, supercalifragilistichespiralidosissima avventura :D

Alla fin fine, dopo tanto pellegrinare... si torna sempre sui propri passi. Se li si trova...

sabato 5 marzo 2011

Siate voi gli inventori

Il gioco di Minecraft è ancora in fase beta, quindi è soggetto a modifiche e migliorie da parte degli sviluppatori. Per questo motivo, esistono siti dedicati alle proposte degli utenti, che vengono raccolte, spesso catalogate, e rese disponibili per essere visualizzate da chi ha competenza sullo sviluppo del sandbox. Abbiamo deciso di proporre anche a voi questa iniziativa. All'indirizzo: http://minecraftrecipedesigner.com/ potete trovare un semplice editor per i menu di crafting. Cosa farci dunque? Date sfogo alla vostra immaginazione, craftando tutto ciò che manca a Minecraft! Vi basterà trascinare con il mouse un elemento nel menu di crafting a destra per vederlo comparire nella griglia. Componete la vostra idea pezzo per pezzo, datele un nome e inviatela al sito, utilizzando il pulsante apposito. Diteci cosa vorreste che fosse inserito e discutiamone insieme.

(Julie dice che la conclusione del post pare troppo seria con quel "insieme." alla fine, dunque voglio chiudere l'articolo dicendo: Non c'è nulla di meglio che andare a spasso in sella ad un maiale! :D )

venerdì 4 marzo 2011

Julie and Repez Adventure (1 - 4)

Un nuovo video di quest'avventura in meno di un giorno? Ebbene si! Avete deciso di esplorare, avete deciso di cercare un punto elevato per poter decidere il da farsi in futuro. Stiamo eseguendo, speriamo di riuscire nel nostro intento, ma purtroppo veniamo colti dalla notte e...



Enjoy ^^

Julie and Repez Adventure (1 - 3)

Terzo episodio, più corto, ma necessario per portare avanti la costruzione della casa, e pianificare il da farsi per il futuro. In questo video si migliora la struttura del rifugio con la pietra sostituendo la terra, si cercano risorse e ci si prepara per il giorno dopo.

Enjoy!



Cosa vuoi far fare ai Minecrafter?

1) Migliorare la casa (Stanze, riorganizzazione punti d'interesse, ecc)
2) Esplorazione del mondo, ricerca di un punto d'osservazione elevato.
3) Ricerca risorse nei dintorni. 

giovedì 3 marzo 2011

Julie and Repez Adventure (1 - 2)

Il secondo episodio (Diviso in due parti causa lunghezza) della serie "Julie and Repez Adventure"

Nuovo audio, nuovo software per la registrazione e mal di gola a manetta per tutti e due i giocatori. Ottimo.
Stiamo cercando di migliorare il più possibile, sia come comparto grafico sia come contenuti. Al momento l'account YouTube ci permette di caricare video della durata massima di 15min. ma presto potremo caricarne di più lunghi e non dovremo dividere le puntate come accaduto alla 1 - 2 di oggi ^^

Buona visione ^^

dite la vostra, commentate e suggerite cosa fare nelle prossime puntate, il mondo di gioco si appresterà a diventare enorme, dannatamente enorme. E lo si esplorerà secondo le vostre scelte ;) Cosa preferireste tra:

1) Costruire la miniera
2) Modificare la struttura dell'abitazione (Pietra)
3) Partire all'avventura per colonizzare nuove terre.


Scrivete nei commenti qui sotto ;) Enjoy!

PRIMA PARTE


SECONDA PARTE 

martedì 1 marzo 2011

Julie and Repez Adventure (1 - 1)

Primo episodio (ad una qualità in HD uber pompato) della serie "Julie and Repez Adventure" che vedrà il Minecrafter Repez progredire man mano nella sua avventura, accompagnato dalla presenza di Julie che commenterà tutto ciò fatto a schermo. Domande, dubbi, guide, verrà tutto spiegato ed analizzato con uno stile particolare e presumibilmente divertente. Enjoy ^^

lunedì 28 febbraio 2011

Giorno 343, Origini

Mentre il sole sorge allegro all'orizzonte illuminando il mare con i suoi caldi raggi, io, stanco come sono, me ne sto pigro nel mio letto. È l'alba e la voglia d'alzarsi è poca, ma devo se desidero sgranocchiare qualcosa per pranzo; d'altro canto le provviste scarseggiano e non voglio intaccare la mia riserva di carne congelata a causa della mia pigrizia. Esco svogliato dal mio caldo piumone, mi vesto ed esco di casa. La mia accogliente e dannatamente stilosa casa. Palafitte che si incastrano nella roccia a strapiombo del burrone, una soletta spessa e robusta che sorregge il tutto e un enorme parco illuminato e recintato a protezione della mia dimora. Oramai sono mesi che non succede nulla di eclatante, solo qualche Creeper che tenta di accedere alla mia proprietà, qualche ragno che crede di potersi arrampicare sul recinto, ma nessuno fa mai i conti con le trappole disseminate ovunque nel giardino, attraversabile tra l'altro solo con un percorso che conosco solamente io a memoria. Dispensatori con frecce, laghetti di lava, cactus e sabbie mobili ovunque. Con una certa soddisfazione guardo l'ennesimo scheletro che attraversa il giardino, qualche freccia lo travolge, casca in avanti scivolando in un lago di lava. Ridacchio. Bene, è il momento di andare a caccia.

sabato 26 febbraio 2011

Leggende e miti, alla scoperta di Minecraft [Volume 2]

Saluti dall'inferno
L'inferno si sa, non è un bel posto, ma tuttavia c'è chi adora abitarlo. Una famigliola di Minecrafter si è trasferita nel Nether per trascorrere un soggiorno felice tra lava, fantasmi, uomini maiale e urla di dannati. C'è chi racconta di averli visti, in vari viaggi all'inferno, banchettare allegramente sulle rive di un lago di magma o intenti in una battuta di caccia agli uomini maiale. Quello che è certo però è che ci mandano i loro saluti, dall'inferno.

Giù nel baratro
Le profondità delle caverne sono abitate dalle creature più rivoltanti di tutto Minecraft, ma allora perchè i Minecrafter si spingono fin lì? La risposta è sostanzialmente una sola: Diamanti!
A cascata, eh già, nelle grotte sotterranee è possibile reperire una quantità davvero considerevole di diamanti, grezzi e rari, ma utili in un modo considerevole. Un piccone di diamante infatti è il miglior amico di ogni Minecrafter. Sì, più di un maiale sellato.

Salvatele!
Si narra di un Minecrafter capace di gesta incredibili. Ha liberato la sua famiglia, ha liberato le lande di Minecraft donando speranza a tutti i suoi abitanti, ma soprattutto donando la libertà di decidere se rimanere o meno in questi mondi meravigliosi e insidiosi in egual misura. Il Minecrafter leggendario è scomparso, non ha lasciato alcuna traccia di sé. A volte qualcuno trova le sue pagine di diario in una grotta, o in fondo ad un tunnel roccioso, in mezzo alla foresta o addirittura nell'inferno. Ma nessuno sa più dove possa trovarsi, nessuno l'ha mai più visto. Purtroppo.

venerdì 25 febbraio 2011

Leggende e miti, alla scoperta di Minecraft [Volume 1]

Grazie per aver acquistato quest'albo. Una raccolta delle migliori leggende nel mondo (e nei mondi) di Minecraft vi attende, aspetta solo voi per iniziare ciò che di meglio ha da raccontare.

The Void 
Si narra di un Minecrafter capace di andare nel Void, un luogo dove luce e ombra si equivalgono, luce alla massima splendenza e ombra alla più tetra oscurità, contemporaneamente. Un luogo dove non si cade, ma non si sta fermi, un luogo dove il movimento supera la percezione e la percezione si confonde. Un luogo nel quale chiunque ci vada non ha mai fatto ritorno. Un luogo che divora l'anima dell'esploratore solitario, che lo consuma fino al midollo, fino a farne perdere le tracce e la memoria di se ai posteri. Il Void è peggio dell'inferno, così tremendo da tener alla larga anche le creature più tremende, gli zombie più affamati o i ragni più giganteschi. Il Minecrafter capace di ritornare dal Void è colui che ha costruito opere immense, capace di spostarsi tra un mondo e l'altro, a piacimento, a discapito delle leggi che governano le lande di Minecraft.
Ma questa libertà ha un prezzo, il Minecrafter ha pagato con la propria anima questo privilegio, privandosi di tutto ciò che aveva e ricevendo un miracolo più desiderabile d'ogni altra cosa. La leggenda narra che è possibile vedere il Minecrafter girovagare per i mondi, costruire oggetti e chiunque lo veda si senta improvvisamente prosciugare d'ogni coraggio in corpo, cadendo per la paura. Predilige le caverne e le gallerie per evitare la luce e distrugge la volontà di chi lo incontra. Ovviamente è solo una leggenda.

Inception
Secondo un antico credo orientale la volontà di un Minecrafter è proporzionale alla disponibilità di materiali in suo possesso. Più è ricco e più avrà voglia di costruire. Una leggenda racconta di un artefatto magico in grado di donare qualunque tipo di materiale a chiunque lo utilizzi. Oro, ferro, diamanti o mattoni, non fa differenza, l'artefatto è in grado di donare qualsiasi cosa, in qualunque quantità. Ciò, in epoca antica, ha causato innumerevoli danni nei mondi di minecraft a causa dell'utilizzo improprio di questo artefatto. Molti Minecrafter malvagi lo utilizzarono per scopi deplorevoli, come ottenere quantità infinita di dinamite, diamanti a fiumi e oro a cascate. Purtroppo l'artefatto è andato perduto, e sembra reperibile solamente con un'ardua ricerca.

giovedì 24 febbraio 2011

Aria di updates!

Nei prossimi giorni seguiranno migliorie al blog, aggiunte in fatto di contenuti ed in generale una pulizia ai vari canali di memories of a Minecrafter per permettere una migliore navigazione.
Il diario continuerà al più presto, nel frattempo ci sono alcune cose che vorrei fare per il sito, alcuni piccoli progetti da mostrarvi e soprattutto cose da aggiungere. Vedrete...
Vi dico solo grazie che continuate a seguirci e vi lascio con una domanda che spero possa stuzzicare la vostra voglia di rispondere.
Minecraft sta diventando un fenomeno di culto in tutto il mondo. Ha venduto milioni di copie digitali e non pare fermarsi mai. i continui updates, i continui miglioramenti e le modifiche apportate lo rendono sempre più un gioco plasmato sui giocatori. Minecraft potrebbe sbarcare oltre le soglie del videogioco? Vedreste bene Minecraft come brand per il marketing? Tazze, magliette, gadget, film e quant'altro? Motivate le vostre risposte e scrivete in tanti ;)

mercoledì 23 febbraio 2011

Progetti per il futuro

Insomma ragazzi, siamo giunti alla fine di questa particolare avventura.
Tantissimi capitoli,
più di 2000 visite,
una traduzione italiana scaricatissima e giocatissima,
tutorial e guide,
recensione
e molto altro.

Memories of a Minecrafter è un blog longevo e vivo e, nei giorni seguenti, ve ne darà la prova. Al momento posso solo augurarvi buon proseguimento sia di serata che di tutto il resto e anticiparvi solo una cosa...

Giorno 1, Mondo 2
Da troppo tempo non prendo in mano la penna per scrivere le mie memorie. E' giunto probabilmente il momento di lasciare nuovamente qualcosa di me a chi verrà dopo. In modo da evitare il mio stesso errore. 

martedì 22 febbraio 2011

Epilogo

 - Download soundtrack epilogo da qui: Soundtrack

Il terreno è calmo, qualche gallina corre felice sul manto erboso della radura. Poi ad un tratto tutto inizia a tremare, il terreno che prima era piatto e tranquillo ora ribolle di rabbia. Si deforma, prima si abbassa, crepando l'intera vallata, poi sbuffa in più parti prima di esplodere in un deflagrazione di magma e vapore. La lava viene sparata talmente in alto da toccare le nuvole, un getto continuo, un'eruzione vulcanica più somigliante ad un geyser che ad un vulcano vero e proprio. Il magma continua a salire, poi rallenta e inizia a ricadere verso il suolo, lentamente. Dallo sbuffo di lava in cima alla colonna magmatica due figure fanno capolino, emergendo dalla roccia fusa. Due angeli perfetti, puri, addormentati e luminescenti che si elevano su tutto e tutti. Rimangono sospesi per un attimo e dopo scompaiono, lasciando cadere violentemente la lava verso il suolo. Il magma si schianta a terra, la terra si brucia, gli alberi si incendiano e cadono, l'acqua evapora. Poi... tutto si calma, più nulla si muove. Il magma si raffredda lasciando così chiudere il foro d'uscita dal quale era venuto, cancellando ogni sua traccia.

Giorno 36
Mi sveglio in mezzo alla foresta con il muggito di una mucca, non so come sia arrivato fin qui e non ho nulla con me, né utensili, né cibo, né un luogo per passare la notte. Fortunatamente, da come posso vedere, il sole è sorto da poco, ho ancora un po' di tempo prima che cali la notte, ma devo ugualmente sbrigarmi e attrezzarmi per sopravvivere al buio in questo strano luogo. Ma prima di ciò metto una mano nello zaino, non c'è nulla. Tranne... un libro. Lo apro e leggo. A chiare lettere si narra di mondi, generati casualmente nei quali della povera gente rimane intrappolata senza possibilità di scappare. Il suicidio unico rimedio per fuggire? Assolutamente no, è un'inesattezza. Il suicidio fa fuggire solo dalle proprie paure, ma non dalla situazioni in cui ci si trova. Si ritorna sempre all'inizio, lasciando intatto tutto ciò che si è fatto. Mia moglie e mia figlia sono libere, ed è quello che conta. Forse un giorno potrò rivederle, riabbracciarle, sentire ancora il profumo delle persone che amo, e poter dire loro quanto mi siano mancate in tutto questo tempo.
Nuovi mondi son stati generati, tocca di nuovo a me, è nuovamente il mio turno.
Mi alzo, guardo attorno, la foresta incendiata mi accoglie nuovamente fra le sue rovine. Questo luogo sarà la mia dimora, la spada la mia unica amica.

Fine 

lunedì 21 febbraio 2011

Giorno 35, ...la fine sarà certo interessante.

Mi incamminai e risalii la scalinata fino in cima. Ad ogni passo sentivo le urla dei dannati soffrire sotto il mio peso, sotto il calore del magma che si stava raffreddando sulle loro carni. Mi incitavano, nonostante tutto. Mi spronavano a continuare la scalata verso la verità, verso l'epilogo di quella che con tutta probabilità si sarebbe candidata come esperienza unica nel suo genere. Pochi scalini e sarei arrivato in cima, ogni passo si fece più pesante, la fatica comunque si faceva sentire ed il peso, almeno mentalmente, di ogni scalino passato mi si poggiava in grembo rallentandomi. Diedi una rapida occhiata all'enorme lago di lava sotto di me, sbuffi di magma ribollivano in ogni dove, le urla delle anime dannate si elevavano sempre più forti. A fatica, proseguii. Il magma fuoriusciva a sbuffi pigri dall'apertura nel soffitto dell'imponente grotta, mi spostai leggermente a destra tenendomi stretto alla scala con le mani, piegandomi leggermente in avanti riuscii ad aggrapparmi alle ossa dei dannati e tirarmi su in quella che parve essere una stanza creata appositamente per quell'evento. Al centro una gabbia infuocata era stata collocata decisamente fuori luogo, la fissai per un interminabile attimo prima di essere travolto da uno zombie. Caddi a terra, la creatura cercava disperatamente di mordermi, o graffiarmi; riuscii a brendire la spada estraendola dalla cinta e con un rapido gesto trafissi il mostro da parte a parte orizzontalmente. Lo spinsi via con le gambe e non feci neanche in tempo a rialzarmi che un altro zombie mi venne incontro. Questa volta ebbi riflessi pronti, lo evitai, gli diedi un colpo con il gomito sulla nuca e gli mozzai il busto di netto con la mia lama. Uno scheletro mi si catapultò contro; capii da dove arrivavano tutti quei nemici. Colpii lo scheletro con una spallata, con due rapidi fendenti lo sbriciolai completamente e dopo aver caricato un colpo piuttosto potente scagliai la mia spada verso la gabbia infuocata, che esplose in un grido di dolore lasciando la stanza al buio, privandola del suo fuoco. Presi una torcia nello zaino e la appesi su di una parete, la accesi e finalmente riuscii nuovamente a vedere: nell'esplosione una parete era stata in parte abbattuta. Rimossi le carni e le ossa ed potei accedere in un'altra stanza, questa volta più piccola, ma contenente ciò che stavo cercando. Mia moglie e mia figlia erano lì, dentro a strani contenitori trasparenti; pareva vetro, realizzai in seguito che era un materiale a me sconosciuto poiché non potevo scalfirlo, non potevo rimuoverlo o distruggerlo. Erano rinchiuse lì dentro, avvolte in un sonno profondo. Rimasi per quelli che mi parvero giorni a fissarle, ma in realtà furono solo pochi istanti. Cercai subito un modo per liberarle e così presi dallo zaino uno dei libri che mi portai dietro dal rifugio sperando, in cuor mio, di poter trovare una risposta alle domande che avevo. Lessi tutto quello che c'era da sapere, scoprii che l'unico modo per rimuovere lo strano materiale era quello di investirlo con una colata immensa di lava, in modo continuato e incessante. In realtà non c'era modo di collegare i vari mondi. I libri, nonostante ne parlassero, non facevano mai riferimento ad un modo per unire i mondi o per fare in modo di viaggiare tra di essi. Serviva una forza e un'energia immane, ma solo per liberare gli abitanti di mondi differenti. L'unico modo per uscire dal proprio mondo sarebbe stato quello di suicidarsi.
Guardai attorno a me e realizzai in breve tempo quanto avrei dovuto fare. Tastai il terreno, sentii il calore del magma attraversare le carni dei dannati. Le urla mi entravano in testa, alcune non volevano che lo facessi, altre erano desiderose di vedere come sarebbe andata a finire. Sotto di me, prima del vuoto, un altro strato di magma, ad una pressione altissima, aveva riempito ogni anfratto. Se avessi liberato il getto di lava quello avrebbe potuto investire i contenitori con dentro mia moglie e mia figlia. I libri parlavano chiaro in merito, ne volli essere certo. In caso di liberazioni di un abitante di un altro mondo, il magma non l'avrebbe ucciso in quanto la forza accumulata l'avrebbe protetto fino alla sua uscita dal mondo attuale e dal suo. Non correvano alcun pericolo, non lo avrebbero corso mai. Ponderai molto la mia scelta, alla fine feci quello per cui avevo viaggiato fin qui. Estrassi il piccone dallo zaino, guardai un'ultima volta i miei due angeli. Mi scesero due lacrime che mi rigarono il viso, feci un sorriso che probabilmente apparve più come un taglio sul mio volto che come un vero sorriso. Il sorriso dell'amarezza, di chi è consapevole delle conseguenze delle sue azioni. Il sorriso di chi ha amato qualcuno con tutto il suo cuore, ma nonostante tutto non potrà più farlo benché voglia. Le salutai e picchiai il piccone a terra più volte, mentre le mie urla di dolore e pianto invadevano l'inferno.

domenica 20 febbraio 2011

Giorno 34, Se questo è l'inizio...

Caddi a terra strisciando sulla carne e le ossa dei dannati con un fragore che mi contraddistingueva oramai da molto tempo, mi rialzai e mi guardai attorno. Ero all'inferno. I ricordi mi passarono di fronte velocemente, cercai di non pensarci nonostante fosse pressochè impossibile. Improvvisamente notai dei lamenti provenire da molto lontano, giunsero a me e capii ciò volevano dirmi: si rassegnavano al fatto che fossi lì e mi avrebbero condotto, loro malgrado, fino al punto di non ritorno, dove sarebbe stato impossibile ripensare a ciò che si stava facendo. Le seguii, iniziai a camminare sui corpi squarciati delle anime dannate sentendo crescere in me la consapevolezza di essere sulla strada giusta, nonostante tutto. Ricordai ciò che era scritto nei libri: seguire sempre le anime, non esitare mai. E così feci. Evitai un paio di gruppi di creature armate di spade che si muovevano nell'ombra, riuscii a non incrociare lo sguardo di un enorme fantasma che sorvolava le lande incenerite e davastate dal magma. Le urla delle anime mi condussero in breve tempo in fondo ad una vallata che si estendeva per chilometri probabilmente, con giganteschi laghi di roccia fusa, lapilli che venivano sparati sulla carne e le ossa dei dannati, carni dilaniate dalle stesse creature che vivevano in quel luogo. Guardai in alto e della lava esplose dal soffitto colando fino in fondo all'intera caverna, impattò con il lago schizzando magma in ogni direzione. Il boato fu tremendo. La lava colava e, mentre scivolava sulle carni, quelle reagivano mostrando finalmente carattere, nonostante sapessero che in quel luogo vi erano capitati per ciò che avevano fatto in vita. E non si erano sicuramente comportati benissimo. Si alzarono in blocchi, eressero una sottospecie di scala fatta di carne, ossa e magma, sulla quale si poteva camminare per arrivare in cima, dove la roccia fusa era esplosa con tanto fragore. Le anime urlarono in quella direzione, capii che era il momento di iniziare la mia scalata. Ero a pochi passi dalla fine. Quale, però, era ancora da appurare.

sabato 19 febbraio 2011

Giorno 33, Tanti auguri

Più passava il tempo e più informazioni riuscivo a recuperare, i due mondi erano collegati e a loro volta collegati al mio. Potevo quindi passare da un mondo all'altro? Ma come?
Doveva servire una grande energia per riuscirci, doveva essere enorme perchè ne serviva sempre di più. Almeno questo era ciò che traspariva dai libri. L'unico materiale in questi mondi capace di dare tanta energia da poter collegarli era la lava. C'era un lago di magma appena sopra l'altopiano nella foresta incendiata, ciò che diede fuoco a tutti gli alberi. Ripensandoci non era troppo grande, probabilmente non sarebbe bastata...
Ma allora dove trovarne così tanta? In un attimo vari flash mi passarono davanti agli occhi, rividi l'inferno, rividi i mostri che lo popolavano, risentii tutte le urla dei dannati, della gente condannata a rimanere in quel luogo per l'eternità. Capii che probabilmente era li che avrei dovuto dirigermi. Mi preparai e a mezzogiorno uscii di casa. Sui libri lessi che bisognava seguire il gridare delle anime dannate per arrivare ai collegamenti tra i mondi. Mi incamminai e raggiunsi in breve tempo la foresta, che attraversai completamente per ritrovarmi di fronte alla grotta che avevo chiuso tempo fa dopo uno sgradito viaggio all'inferno. Iniziai a scavare nella montagna rimuovendo i blocchi di pietra posizionati in precedenza, mi si mostrò dopo poco l'entrata illuminata dalle torce e percorsi l'intero cunicolo fino al portale. Le anime si lamentavano, mi avvertivano di stare alla larga da quel luogo, cercavano di farmi desistere. Avevo mia moglie e mia figlia da salvare, non le ascoltai neppure e toccai il portale pulsante di dolore e odio.

venerdì 18 febbraio 2011

Giorno da 22 a 32, Crescita

Percorsi tutta la strada al contrario, ritornai al mio rifugio nel lago prosciugato. Ero pronto, avrei scoperto come uscire da questo posto. Mi misi subito al lavoro, non mi ero mai chiesto come sapessi costruire tutte quelle cose, quale fosse la mia dote manuale che mi contraddistingueva. Come potevo? Come riuscivo a ricreare ogni utensile che mi servisse? Come facevo a sapere come innalzare un'abitazione? C'era qualcosa che in tutto questo ignoravo. Decisi di costruire uno scaffale pieno di libri, a mia meraviglia ne fui capace e creai un intero mobile di sapienza. Aprii un libro che avevo fabbricato io stesso, non l'avevo scritto, e ciò che vidi all'interno mi fece trasalire: era impaginato, scritto e completo in ogni sua pagina. Raccontava di alcune fiabe per bambini. Ne aprii un altro, questo narrava di eroiche gesta di un liberatore di mondi. Ne aprii a dozzine, ogni libro era reale, ma nessuno li aveva scritti, erano solo stati "costruiti" da me, con la carta pestata e rilegata, nient'altro. Mi vennero le vertigini più volte perchè sapevo di essere ad un passo dalla verità, dallo scoprire dove fossi. Come poteva essere possibile tutto ciò? Intuii di poter trovare la risposta in quei libri. Continuai a cercare, di notte respinsi più volte le ondate di mostri che assalivano il rifugio, oramai ero perfettamente al sicuro, i sistemi dei dispensatori erano posizionati con cura maniacale, ogni pulsante attivava un dispensatore diverso collocato con maestria e precisione millimetrica: non c'erano margini d'errore. Al mattino recuperavo le risorse dalle creature per poi mangiare qualcosa e rimettermi al lavoro. Finalmente trovai qualcosa, il trentesimo giorno credo. In un libro si trattava più volte di un mondo, generato casualmente, infinito, con risorse e gallerie sotterranee, mostri e misteri. Girai una pagina e vidi una mappa, con stupore riconobbi la terra dove io stesso abitavo, ma era rappresentata in modo particolare: erano raffigurate le fiamme della foresta incendiata, era raffigurato il lago prosciugato, tutto quello che io stesso conoscevo del mondo attuale. Inoltre, il solo fatto che il lago fosse rappresentato senza l'acqua collocava la mappa in una data storica pari a qualche giorno fa, quando i Creepers erano esplosi sul fondale facendo defluire tutta l'acqua presente all'interno. Capii ben presto che ogni libro si riferiva al mondo attuale come lo conoscevo, in qualche modo i libri erano collegati a me, e in qualche modo mi avrebbero aiutato a scappare da questo strano posto. Poi in una nota lessi una cosa terribile: il mondo dove mi trovavo non era l'unico, ce n'erano altri due. I suoi unici abitanti erano rispettivamente mia moglie e mia figlia.

giovedì 17 febbraio 2011

Giorno ?(19,20,21?), Ingannare l'attesa

Rimasi nel piccolo rifugio per quello che parve essere un mese. In raltà passarono pochi giorni, ma rimanere fermo là dentro, in silenzio, facendo il minor rumore possibile, non era semplice. Il solo rumore del fuoco era già troppo e non potevo permetterne di più. Parecchia carne fu cotta, parecchia acqua bevuta. Dopo che furono passati quelli che parvero essere almeno tre giorni iniziai a pensare a qualsiasi cosa, non importava cosa in fondo, bastava ingannare l'attesa. Ero un codardo? Avevo paura? Perchè aspettavo? Tantissime domande, ma una più di tutte continuava a tornare ciclicamente: perchè mia figlia mi era apparsa davanti così?
Cercai di mantenere la calma parecchie volte, ma alla fine crollai. Non sopportavo più quell'attesa, sapevo benissimo finalmente perchè aspettassi, semplicemente perchè sarebbe stata la cosa migliore e più intelligente da fare. Peccato che a volte la pazzia superi la ragione. Una pazzia che mi fece aprire un varco nella terra, che mi fece uscire allo scoperto ancora circondato da mostri, che mi fece sguainare la spada e trafiggere creature finchè non ebbi più energia in corpo. Caddi a terra sulle ginocchia, sfinito, mi guardai attorno e vidi la foresta dannatamente calma, così calma da farmi innervosire ancora di più. Ero rimasto calmo troppo a lungo, era tempo di riprendersi tutto il tempo perduto. Mi rialzai e feci la strada al contrario per tornare alla caverna dove incontrai mia figlia qualche giorno fa, la attraversai, scavai dall'entrata precedente per tornare sul luogo dell'attacco notturno al piccolo rifugio; da lì avrei potuto riprendermi tutto quello che mi era stato tolto. Mi misi in marcia, determinato, coraggioso, furioso. Non potevo più aspettare, non potevo più perdere tempo, dovevo uscire di qui, e ci sarei riuscito.

mercoledì 16 febbraio 2011

Giorno 18, Silenzio nella foresta

Mi lasciai alle spalle la caverna e mi addentrai velocemente nella foresta. Mi persi in breve tempo, non seppi più ritrovare la strada per tornare a casa, nonostante sapessi benissimo cosa fare per trovarla. Avrei dovuto camminare attorno alla montagna per ricongiungermi dal lato opposto e percorrere la strada al contrario, ma le esplosioni dei Creepers rimbombarono ancora dietro di me, e lasciai perdere. Capii che non era il momento per tornare al rifugio, tra l'altro quel branco di mostri avrebbe distrutto completamente il mio accampamento nel caso li avessi portati là, quindi evitai. Ma che potevo fare dunque? Per prima cosa scesi in un anfratto di terra e sabbia, richiusi con della roccia il soffitto e mi sigillai al meglio all'interno. Accesi un paio di torce ed illuminai il piccolo buco nel terreno che mi avrebbe fatto compagnia per tutta la nottata, o peggio ancora, finchè i mostri non avrebbero perso le mie tracce. Era una situazione orribile, sapevo che sarebbe stato quasi impossibile uscirne vivo, sapevo anche che continuavano a cercarmi e, nonostante il giorno portasse all'inferno la maggior parte di loro, questa era una situazione difficile. Braccato da decine di mostri, ferito, stanco e con pochissime risorse, aspettai mentre i versi gutturali di quelle creature rimbombavano sopra di me. Attesi, oramai ero abituato a farlo. Era davvero questo il mio destino? Sarebbe stato sempre così? Costretto ad aspettare?

martedì 15 febbraio 2011

Giorno 17, Straordinaria follia

Flussi d'energia si intrecciarono l'un l'altro confluendo nello stesso punto, crearono un globo di luce che si diresse verso la figura di ragazza. Prese sempre più forma, fino a che il viso non fu ben visibile. Caddi in ginocchio, le lacrime scivolarono lungo le mie guance, e tutto questo solo per una parola proferita dalla ragazza, una parola ricca di significato, e in quel momento, anche di speranza: "Papà".
La mia Sally, che quella dannata malattia mi portò via troppo presto, abbandonando sua sorella, lasciando un enorme buco nella vita mia e di mia moglie. Trovai le forze per rialzarmi, le corsi incontro, la abbracciai, le parlai più volte, ma non rispose, nemmeno una volta, poi disse queste chiare parole: "Papà, sono sempre con te, non piangere. Qualunque cosa accada, non mollare mai. Come hai fatto sempre." Non seppi cosa rispondere, ma tuttavia, anche se lo avessi saputo non avrei avuto il tempo di farlo perchè mi guardò un'ultima volta prima di crollare tra le mie braccia, fredda, esanime. Lo stesso volto di quella sera tarda in ospedale, mi ripassarono davanti i volti dei medici impotenti di fronte a ciò che fu la loro sconfitta, mi ricordai il volto di mia moglie, quello di mia figlia spaesata, inorridita al pensiero di quello che le avrei riferito poco dopo. Scoppiai nuovamente in lacrime, bagnavo la terra sotto di me, i vestiti di mia figlia, e lei iniziò a perdere consistenza, la sua essenza svanì in pochissimo tempo, quello che parve un breve istante, lasciandomi le mani piene di vuoto. Urlai la mia rabbia ad ogni forma di dio che conoscevo, ad ogni cosa che potesse prendersi la colpa per ciò che mi stava accadendo. Tutto ciò che ricevetti fu solo un'altra esplosione dietro di me, altri zombie, scheletri e Creepers. Mi voltai e li vidi, desiderosi di vendetta, avevo ucciso forse troppi di loro, lo sapevano. Guardai davanti a me e vidi un'uscita, saltai un piccolo lago di lava e mi diressi velocemente verso la mia presunta salvezza.
Nonostante fossi pazzo, oramai, ero ancora abbastanza consapevole e cosciente per affermare d'esserlo:
illuso, come non mai, ma altrettanto carico d'energia.

lunedì 14 febbraio 2011

Giorno 16, Desiderio di verità

La mezzanotte era oramai passata, la luna risplendeva in cielo e delineava le ombre di tutto quanto in modo preciso, netto, essenziale quasi, dando alle figure un qualcosa di bidimensionale. Gli oggetti parevano senza spessore, senza una forma nello spazio in tre dimensioni che conosciamo e percepiamo. Guardai fuori e notai uno zombie avvicinarsi da molto lontano. Non mi preoccupai per nulla, il dispenser avrebbe fatto il suo dovere non appena la creatura avesse varcato la soglia segnata col pulsante. Poco dopo infatti sentii parecchie frecce scoccare e i lamenti dello zombie sempre più forti fino a cessare; guardai nuovamente fuori distogliendo lo sguardo dalle fiammelle allegre delle torce, la carcassa della bestia era a terra e vicino a lei qualche piuma, dopo le avrei raccolte. Udii altre frecce, ma non avevo visto nessuna creatura prima, era strano. Controllai e con orrore vidi due ragni farsi strada sotto le frecce incessanti. Sarebbero caduti prima o poi, lo sapevo. E così sarebbe successo se non fosse accaduto l'impensabile: dal dispensatore sentii arrivare un rumore sordo. Era vuoto. I ragni avanzavano verso il rifugio, uno si trafisse sulle spine taglienti dei cactus, ma l'altro era oramai sulla soglia di casa. Colpì la porta un paio di volte e la sfondò, la mia dimora era oramai in balia delle bestie; l'avrei difesa, non avrei lasciato entrare quei maledetti. Caricai il ragno e sguainai la spada, l'enorme aracnide tagliò l'aria con una zampa, la schivai, lo feci ancora un'altra volta e attaccai, la mia spada trafisse il suo capo da parte a parte, il sangue colò sul pavimento bagnando la terra battuta e lavorata. Un altro ragno si fece strada sulla carcassa del compagno e mi si lanciò addosso atterrandomi. Riuscii a respingere un paio di attacchi delle fauci e ad allontanare la creatura con un colpo assestato all'addome, mi rialzai e la parete dietro di me esplose: Creepers! Corsi fuori casa e guardai attorno: ero circondato, non sapevo come facessero questi mostri a sapere sempre dove fossi, ma oramai il rifugio era perduto, le difese espugnate, ero accerchiato. Quasi. Mi voltai e vidi l'entrata della caverna, buia, pericolosa, ma forse l'unica speranza di salvezza. Corsi verso le tenebre lasciandomi inghiottire dall'oscurità, dietro di me i rumori delle creature che distruggevano ogni segno del mio passaggio. Qualche esplosione mi fece capire che dovevo correre ancora più forte, e così feci, fino a che non arrivai in fondo al corridoio roccioso, che si aprì su una stanza immensa, enorme, illuminata da laghi di lava e strani segni sul pavimento. Le cose si complicavano, cos'era questo posto? Dove mi trovavo? L'aveva costruito qualcuno? Mi voltai e vidi qualcosa apparire sopra un lago di lava: era una ragazza. Lentamente prese forma, gradualmente assunse un'identità ed altrettanto gradualmente impallidii, fino a non riuscire a proferire alcuna parola.

domenica 13 febbraio 2011

Giorno 15, In esplorazione

Mi svegliai un po' dolorante, ma soddisfatto. La giornata passata era stata fruttuosa, avevo disceso nella notte il pozzo raccogliendo ogni risorsa caduta dalle creature, ero andato a dormire e solo in seguito mi alzai, all'alba. Il sole splendeva e iniziava ad illuminare tutto quanto. Uscii di casa, chiusi la porta, sistemai qualche dispensatore verso la zona aperta nelle mie difese e posizionai una serie di interruttori a terra collegandoli con i dispensatori di frecce. Chiunque avesse valicato questa soglia sarebbe stato trafitto da innumerevoli frecce, in questo modo avrei avuto la certezza di tenere il rifugio al sicuro. Mi misi lo zaino in spalla e mi incamminai verso la foresta. Avrei voluto risalire la collina per arrivare all'alto promontorio, mi avrebbe permesso di vedere ben lontano, di capire magari in che area geografica mi trovavo e, nel caso, di farmi decidere se spostarmi o meno. Nel camminare ripensavo a mia moglie, a mia figlia, ai loro sorrisi e i loro volti che non vedevo da tempo. Vedevo solo mostri, orribili cose che si susseguivano davanti a me. Non riuscii a trattenere un paio di lacrime che caddero smuovendo la terra polverosa della foresta. Camminai a lungo, verso mezzogiorno arrivai al promontorio roccioso e mi accampai lì, misi una piccola fornace a terra ed iniziai a cuocere un paio di braciole. La fame mi colse improvvisamente e la carne l'avrebbe placata in fretta. Guardai verso gli alberi, dietro di me e vidi un Creeper uscire dal bosco, scoccai qualche freccia nella sua direzione e cadde esanime, andai dalla carcassa e ne raccolsi la polvere da sparo utile per la dinamite. Ritornai in punta al promontorio e guardai giù, con lo sguardo scesi fino in fondo alla valle: ruscelli, cascate, alberi di ogni tipo e tanti animali: ad ovest era un paradiso, verso est invece si estendeva per chilometri il deserto. Riuscii ad intravedere qualche cactus, sarebbe potuto tornare utile per difendermi dalle bestie notturne e non. Più a nord notai un'altra cosa, molto strana a dirla tutta: una caverna, a cielo aperto, in mezzo al deserto che si estendeva da est. Non so ancora perchè, ma qualcosa mi spinse a dirigermi là. Partii immediatamente, discesi la montagna, e mi addentrai nel deserto. Verso sera arrivai all'entrata della caverna. Una strana sensazione mi assalì, la voglia di esplorarla fu incredibile, ma riuscii a resistere e mi fermai all'ingresso per la notte. Costruii un rifugio temporaneo, con un fosso, molte torce attorno e cactus sulle mura, in modo che nessuno potesse toccare la casupola ed un dispensatore di frecce all'entrata con un pulsante collegato: una trappola perfetta. Mi sedetti al centro del rifugio, guardai la fiamma della torcia di fronte a me per parecchio tempo. Il pensiero della mia famiglia era oramai troppo forte e mi mancava enormemente. Sapevo di poter trovare qualcosa nella caverna, sapevo che ci sarebbe potuta essere una svolta decisiva nel profondo della caverna. Ne ero certo, e lo avrei dimostrato.

sabato 12 febbraio 2011

Giorno 14, L'assalto

Alla mattina sistemai qualche dispensatore sulle mura riempendolo di frecce, andai all'orto per dare concime alle piante. Gli alberi stsavano crescendo bene, entro qualche giorno probabilmente sarebbero stati pronti e avrebbero dato i loro frutti. Verso metà mattinata risalii al rifugio e guardai l'orizzonte, ragionai e feci il punto della situazione. Cosa stavo facendo per uscire da qui? Cosa stavo cercando per far sì di capire qualcosa?... Nulla. Il problema è che non sapevo cosa fare qui, non sapevo come mi dovessi comportare e non riuscivo a capire il senso di tutto ciò. Alzai lo sguardo e notai in lontananza qualcosa: ragni! Non solo ragni in realtà, Creepers, scheletri e zombie! Tutti quanti avanzavano verso di me, discendevano le colline e si dirigevano contro il rifugio. Attesi che si avvicinassero per vedere cosa avrebbero fatto per superare i tre fossati; i ragni mi preoccupavano parecchio, ma non mi mossi. Non potevo andare comunque da nessuna parte, ero circondato. Qualcuno di loro tentò di scavalcare il primo fosso, ma cadde bruciando sul fondo. Un ragno riuscì ad uscire dal primo fossato, ma tuttavia morì abbrustolito pochi metri dopo, tra il primo e il secondo fosso. Arrivarono in massa Zombie e scheletri, caddero tutti, e tutti spirarono andando a fuoco. I creepers però fecero diversamente: caddero nel fosso ed esplosero. Lo spostamento d'aria spense molte fiamme, altri ragni caddero nello stesso punto e uscirono agevolmente. Iniziai a correre verso il primo dispensatore, che fortunatamente era indirizzato verso di loro, schiacciai il pulsante e una serie di frecce si andò a conficcare nella carcassa esanime oramai della creatura enorme e pelosa. Rimasi su quella postazione finchè non finirono le frecce e fortunatamente anche i ragni. Mi voltai mentre uno zombie allungava le sue braccia contro di me, mi si avvinghiò al collo e riuscii a respingerlo prima che mi mordesse; estrassi la spada e lo trafissi da parte a parte mandandolo al tappeto. Ero così intento a scagliare frecce ai ragni che non mi ero reso conto delle varie esplosioni dei Creepers. Avevano spazzato via i tre fossati, le fiamme si erano spente, zombie e scheletri entravano da quell'unica apertura nelle mie difese. Scesi velocemente dal tetto del rifugio, distendendo a terra un filamento creato con della roccia rossa trovata nella caverna sotterranea, lanciai qualche pulsante a terra dopo averli collegati al filamento. Chiunque toccasse o premesse quei bottoni avrebbe attivato a random i dispensatori che avrebbero scagliato frecce su tutto il terreno. Le altre zone dei fossati erano al sicuro, ma questa breccia dovevo proteggerla personalmente. Mi feci coraggio, scalciai uno scheletro e lo trafissi con la mia lama, mi misi l'elmetto di metallo in testa e mi lanciai nella mischia. Uno zombie cadde sotto i miei fendenti, uno scheletro caricò un colpo verso di me, la freccia scoccò, ma riuscii a evitarla all'ultimo per pura fortuna. Caricai mandandolo indietro, respinsi un Creepers che esplose nella folla scagliando all'aria pezzi di carne e ossa. Nell'enorme cratere lanciai qualche candelotto di dinamite che esplose quasi subito, creando un enorme fossato talmente profondo da vederne a fatica la fine. Correvo attorno al pozzo lanciando con fendenti, calci e spallate ogni abominio che tentava di farmi la pelle. Verso sera l'ultimo Creeper cadde nel fosso esplodendo e condannando ogni creatura al suo interno. Mi sedetti sul terreno umido di sangue zombie. Guardai in alto, la luna splendeva placida. Iniziai a ridere quasi istericamente, ero sopravvissuto ancora, e ancora sarei sopravvissuto. Dovevo solo ricostruire i fossati, riparare le difese e magari aggiungere un paio di fossati con focolai. Ma ci avrei pensato l'indomani mattina. Ora mi aspettava una lauta cena e un riposo dolce e tranquillo, ristoratore da ogni fatica. Per la prima volta.

venerdì 11 febbraio 2011

Giorno 13, déjà vu

Quella sensazione di "già vissuto" non è poi così orribile, non lo è se l'esperienza che si ha vissuto era piacevole. Ma se l'esperienza passata è come un incubo allora quella sensazione si tramuterà a sua volta in un incubo ancora peggiore. Perchè lo si conosce.
L'esplosione spezzò il silenzio calmo della notte buttandomi in un'inquietudine tremenda e inaspettata. In una situazione simile mi sarei rimboccato le coperte e girato dalla parte opposta sotto il piumone, ma ora no, non posso. Mi alzo e mi precipito fuori di casa, non vedo ancora nulla fino a che scrutando in lontananza non scorgo qualcosa: una luce sulla collina, prima fioca poi sempre più forte ed alla fine le vedo chiaramente. Fiamme, fiamme altissime che divorano ogni cosa! No... Non di nuovo! Controllo attorno a casa e fortunatamente l'aver costruito il rifugio e tutto il resto sul fondo di un lago paga. Non ci sono alberi attorno a me infatti e ciò mi mette al sicuro dall'incendio, ma la mia domanda è sostanzialmente una sola: cosa diavolo è che scatena questi incendi? La risposta arriva immediatamente, dalla collina si levano due, poi tre ed infine quattro fantasmi, enormi, occhi luminescenti e corpi eterei fosforescenti. Si dirigono velocemente verso il centro del lago, in pochi secondi sorvolano casa mia, si allontanano un poco per poi tornare indietro e sputare palle di fuoco sull'orto in costruzione che si infiamma immediatamente. Urlo verso di loro, che dopo aver fatto una rapida inversione rigurgitano altre fiamme sul tetto di casa mia. Il tetto è l'unica cosa in legno e ovviamente si incendia iniziando a far cadere lapilli infiammati sul letto, sulla libreria, dando alle fiamme gli interni. Tornano infine verso di me caricando altre palle infuocate, tutto è illuminato e c'è odore di bruciato, le sparano, serro gli occhi. Poi il silenzio. Riapro gli occhi e sono da solo, al buio, non è accaduto nulla, rivolgo il mio sguardo sulla collina e non vedo più le fiamme. Cado a terra sfinito... sto impazzendo?
Il sole sorge e la giornata passa. Faccio tutto quanto lentamente, sono svogliato e non capisco il motivo. È di nuovo sera, l'orto è ultimato e me ne torno nel letto. La notte passerà meglio della precedente, tutto si sistemerà prima o poi, ne sono convinto.

giovedì 10 febbraio 2011

Giorno 12, Si cade e ci si rialza

Iniziai ad ammassare terra e roccia per raggiungere la cima della caverna, mentre risalivo fino alla superficie ancora un piccolo rigagnolo d'acqua cadeva nelle profondità oscure della galleria rocciosa. Salivo, ed ogni mucchio di terra mi avvicinava nuovamente alla mia finta libertà. Nonostante tutto, ne ero felice. Misi l'ultimo blocco di roccia e con uno slancio uscii dalla grotta, la visione che mi si mostrò fu fantastica: l'intero lago prosciugato e tutte le risorse a vista, a cielo aperto, senza preoccuparmi di mostri o creature. Qualche piovra si dimenava con fare spaesato. Da li avrei potuto ricominciare.
Non feci altro che mettermi subito all'opera estraendo minerali, innalzando impalcature e costruendo un piccolo rifugio, questa volta fui molto più previdente: attorno alla casupola vi erano tre fossati, con trappole al fondo, inoltre la carne e le ossa dell'inferno potevano bruciare in eterno, a mia sorpresa, le buttai così nei fossati e le accesi. Chi fosse caduto là dentro non ne sarebbe uscito vivo. Non ci potevo credere, alla sera era quasi tutto pronto, il rifugio era finito, la cava pure e mancava giusto l'orto, ma avevo cibo in quantità, non mi serviva con urgenza al momento, almeno fino a quando, di notte, non successe una cosa piuttosto strana.

mercoledì 9 febbraio 2011

Giorno 11, Scarpe bagnate

Sinceramente, non so quanto potrò durare in questo posto, se non fisicamente, almeno mentalmente. La gamba mi sanguina, me la sono medicata, l'ho fasciata, ma resta comunque dolorante e mal ridotta. Se avessi più calma potrei dedicarmici meglio, e soprattutto potrei stare più comodo di così, seduto su di un cuscino di lana grezza nel bel mezzo di una grotta semi buia. I rumori che sento a volte sono orribili; lamenti, ticchettii di ossa e sibili di Creepers. Non riesco a dormire manco un po' e non so che ora sia, non ho un orologio con me. Ho provato a costruirne uno, ma è troppo complicato, inoltre mi mancavano le materie prime. Alla fine decido di alzarmi per guardarmi in giro, sono stanchissimo, ma i rumori non mi permettono di addormentarmi, imbraccio una torcia ed esco dallo stretto antro luminoso nella roccia inoltrandomi un poco nella caverna sotterranea. Cammino per pochi metri fermandomi giusto ad un passo da un grosso scalino roccioso, allungo la torcia per illuminare il suolo, ma non vedo nulla. Non so quanto possa essere profondo. Metto una mano nello zaino e ne estraggo una pietra luminescente recuperata nell'inferno, a malincuore la stringo stretta nel pugno e la lancio più lontano che posso nel precipizio. La pietra, mentre cade, illumina tutto attorno mostrando, oltre all'enorme vastità e profondità della caverna, decine di figure nell'ombra che si muovono appena, quasi dondolando. La pietra luminescente picchia a terra dopo un volo piuttosto lungo e il suono rimbomba nelle stanze rocciose della grotta, c'è un attimo di silenzio e poi un insieme di urla contro di me, grida e ossa mi vengono incontro. Ecco cosa non dovevo assolutamente fare, ecco un'altra cosa da annotarmi per il futuro. Se ne avrò ancora uno dopo questa esperienza. Indietreggio e velocemente cerco di tornare alla grotta illuminata dove avevo il rifugio temporaneo. Qualche scheletro e zombie fanno capolino dalla zona buia, i loro volti carichi di odio e morte mi scrutano cercando di raggiungermi più in fretta possibile, mi vogliono morto. Nella foga cado a terra, la gamba mi fa un male atroce, nel frattempo molti sibili iniziano ad arrivare da ogni dove mentre zombie e scheletri avanzano velocemente. Qualcuno di quegli esseri infernali inizia a tendere l'arco nella mia direzione, gli zombie hanno gli occhi illiminati dall'eccitazione per il loro prossimo banchetto. Tutto è finito, sono durato pochi giorni in questo dannato luogo, non rivedrò più nessuno, né mia moglie, né mia figlia. Nessuno. I sibili sono sempre più forti, chiudo gli occhi, non voglio vedere ciò che mi faranno. Qualche sibilo aumenta ancora di più fino a che tre o quattro, no forse sono addirittura sei, esplosioni, si susseguono, spalanco gli occhi e tutto è così lento...
Mentre la luce entra dall'alto zombie e scheletri si fermano per vedere cosa sta accadendo sopra le loro teste, e poi eccola, l'acqua, scivolare da quell'enorme cratere sul soffitto, qualche Creeper dev'essere esploso nel lago aprendo un foro sul fondale e contemporaneamente sul soffitto delle caverne. L'imponente cascata d'acqua cade con un fragore immane schizzandomi addosso il suo fresco sapore dolce e corroborante, ogni creatura viene spinta indietro, rigettata nelle profondità oscure della grotta, ogni mostro intravede quella luce mortale per l'ultima volta prima di scomparire nuovamente nelle tenebre. Tutto il lago si riversa nelle gallerie, tra poco potrò uscire. Mi rialzo e guardo verso l'alto, il sole spunta leggermente dal foro sul soffitto e sembra salutarmi, il suo calore mi tocca il volto. Chiudo gli occhi e per la prima volta qui, sorrido.

martedì 8 febbraio 2011

Giorno 10, Manomissioni

Non mi sarei mai aspettato nulla di tutto ciò. Ero rintanato nelle profondità della Terra, a non so quanti metri dalla superficie. Nella notte alcuni Creepers esplosero vicino a casa mia devastando qualunque cosa, le mura di roccia avevano resistito, ma la terra e la ghiaia no, furono spazzate via dall'esplosione di quelle dannate creature lasciando loro lo spazio per entrare in casa. Riuscii a difendermi come potei, svegliato di soprassalto da quegli esseri, attaccai con spada e arco, feci crollare l'entrata con la dinamite per poter avere un po' di vantaggio, ma erano tantissimi e a mano a mano si erano fatti strada esplodendo. E quando ne esplodeva uno, esplodevano tutti gli altri. Aevvo iniziato a scavare sperando di poter trovare un'uscita dal lato opposto della montagna, ma la roccia in questa zona era piuttosto dura ed era difficilissimo riuscire a romperla con gli strumenti in mio possesso. Avevo così quindi iniziato a rimuovere terriccio e materiali a terra, scavando in verticale in profondità. Poco dopo una serie di gallerie sotterranee, cunicoli e grotte, tutte collegate, mi si sprì, mostrandosi in tutta la sua tetra magnificenza. Chiusi il percorso dietro di me, feci crollare altre pareti per restare al sicuro ed iniziai a illuminare la caverna. Era immensa, non pensavo che ci fosse così tanto spazio sotto casa mia, i materiali e le risorse erano a vista: carbone, metallo, oro! Tutto era lì a disposizione di chi avesse voluto raccoglierlo. Preferii accamparmi, al sicuro, in un piccolo anfratto chiuso tra la roccia. Qui sotto il clima era secco, contrariamente a quanto mi aspettassi. Estrassi del carbone e con della legna che avevo nello zaino riuscii ad accendere un bel falò per illuminare la grotta. Ero ferito, stanco ed affamato, non avevo dormito nulla e, come se non bastasse, quelle creature mi avevano colpito più volte lo zaino, facendomi perdere dei materiali, delle risorse e danneggiandomi il diario. Sperai di poter rimanere al sicuro per un po'. Ma sentivo già degli strani rumori là sotto, non ero tranquillo, non lo ero mai da tempo.

lunedì 7 febbraio 2011

domenica 6 febbraio 2011

Giorno 9, Al lavoro

Mi sveglio più tranquillo, nonostante le disavventure passate. In fondo sono riuscito a salvare la pelle e questo mi rende più forte ed orgoglioso di me. Esco di casa e riprendo subito i lavori alla vera abitazione. La grotta inizia a starmi davvero stretta, non ne posso più, quindi decido di fare il più presto possibile ad ultimare le mura, la pavimentazione e l'arredo della mia futura dimora. In piena mattinata qualche zombie cerca di raggiungermi sul luogo dei lavori, ma oramai la luce ha invaso la superficie e cadono a terra bruciati e agonizzanti. Faccio un giro tra i loro cadaveri per raccogliere piume ed altre risorse utili per il futuro. Avevo intenzione di costruirmi un arco per riuscire a colpire i nemici da lontano, son stufo di dovermi confrontare con loro a viso aperto, faccia a faccia a distanza ravvicinata, appena avrò completato casa mi dedicherò a quel tipo di costruzione. Arriva mezzogiorno, cuocio un paio di braciole di maiale nel forno, bevo un po' d'acqua raccolta al fiume e mi rimetto all'opera. Verso sera la casa è ultimata, ho aggiunto un paio di chicche interessanti per tenere lontani ospiti indesiderati. Per prima cosa ho costruito un fossato: le creature con le quali mi rapporto non sono molto intelligenti, un fossato largo un paio di metri o forse più basterà per evitare che si intrufolino in casa senza che li veda. Ho messo una scala che va fino in fondo così posso scendere e risalire a piacimento, sia per uscire fuori dalla mia abitazione, sia per andare a raccogliere le risorse dai loro cadaveri. Inoltre ho costruito un muro esterno al fossato per tenere lontani i ragni, quei maledetti si arrampicano su ogni superficie verticale. Ho fatto in modo da render loro più difficile la scalata costruendo una muraglia che si estende verso l'esterno, non potranno arrampicarsi a testa in giu, son troppo grossi. Pianto infine ancora qualche torcia qua e là e, prima che sia completamente buio, costruisco il mio arco e molte frecce. Sono pronto per affrontare la notte e qualunque altra creatura ostile.
La luna spunta da dietro i colli, una leggera brezza sferza le lande solitarie di questo luogo. È giunta l'ora di andare a letto, è stata una dura giornata, domani dovrò andare ad esplorare l'isola in cerca di risorse. In cerca di risposte.

sabato 5 febbraio 2011

Giorno ? (8?), Non svegliar il can che dorme

Quando ripresi conoscenza non feci in tempo ad aprire gli occhi che caddi a terra picchiando contro qualcosa di morbido. Mi rialzai inorridito, un intero mondo di ossa, carne, sangue e fuoco si estendeva per chilometri e chilometri intorno a me, il lamento di quelle anime in pena ora era fortissimo e il mal di testa arrivò in breve tempo. Non avevo più nulla con me, guardai a terra e vidi solo ossa e carne. Provai a mettere una mano in mezzo a quell'orribile miscuglio di elementi e notai con sorpresa che quel mix di materiali era solido e compatto, alzai lo sguardo, solo altre ossa ed altra carne, ma... se guardavo bene, molto in alto, sul soffitto che chiudeva tutto come in una grotta, vedevo della pietra luminescente. Presi allora un po' di questo materiale e lo impilai, una manciata alla volta, a mano a mano alzandomi da terra verticalmente fino ad arrivare al soffitto; l'equilibrio in questo momento era essenziale. Con molta calma estrassi la roccia luminosa dal soffitto di carne, la presi tutta, tutta quella che riuscivo a trasportare, e la riposi nello zaino. Con altrettanta calma rimossi la carne e le ossa dallo strano obelisco fin quando non fui di nuovo con i piedi bene a terra. In lontananza scorsi qualcosa muoversi, erano molte le figure inquietanti in questo luogo e la paura mi aveva quasi invaso. Mi voltai e mi diressi verso il portale. Ne avevo abbastanza di questo luogo, volevo andarmene, tornare a casa, tornare sulle rive dell'isola a procurarmi del cibo, e dormire in un letto caldo. Allungai la mano verso il portale viola e pulsante dolore, quando una palla di fuoco colpì la parete rocciosa di ossidiana. Una figura così inquietante e così familiare fece capolino sopra di me, era la stessa creatura che mi aveva attaccato il giorno dopo l'incendio! Un'altra palla di fuoco venne emessa dalla bocca di quel... fantasma? Sì, ecco di cosa si trattava! Era un fantasma e questo luogo doveva essere una sorta di inferno! Mi lanciai verso il portale mentre sentivo l'ennesima palla incandescente schiantarsi contro l'ossidiana, un attimo di disorientamento e rieccomi catapultato all'interno della stanza rocciosa dell'isola. Mi rialzai e corsi verso il corridoio illuminato con le torce, con della terra coprii l'entrata e scrssi sulla parete un avvertimento per evitare di tornarci accidentalmente. Mi guardai attorno, stava per calare il sole. Attraversai di corsa la foresta mentre la luce del sole oramai stava svanendo, dietro di me iniziavo a sentire i lamenti degli zombie che necessitavano carne umana per vivere la loro triste e breve non-vita notturna. Eccomi finalmente a casa, con foga mi precipitai nella grotta, chiusi la porta e mi diressi in fondo fino al letto buttandomici sopra. Domani avrei pensato al da farsi... ero stanchissimo ed affamato. Dovevo escogitare qualcosa per evitare che quelle creature infernali si riversassero su questo mondo; se erano venute una volta avrebbero potuto tornare quante volte volevano, e dovevo impedirlo. A tutti i costi.

venerdì 4 febbraio 2011

Giorno 7, Venga il suo regno

Mi risvegliai indolenzito, le braccia e le gambe doloranti, non ero abituato a combattere nonostante me la cavassi effettivamente bene. Una leggera brezza gelida mi sfiorò il viso, aprii gli occhi. Non vidi nulla, ma sentii dei rumori, in fondo alla grotta riuscivo a intravedere una sorta di zona luminosa, come se la parete rocciosa emettesse luce propria. Mi addentrai con fare sospettoso, ma la paura a volte mi fermava. Il rumore si fece sempre più intenso, ora riuscivo a distinguerlo indubbiamente bene. Sembravano lamenti, come parecchie persone che soffrivano... qualcuno piangeva, altri gridavano, era un brusio crescente di dolore, un turbine di anime in pena. Arrivai in fondo al corridoio di roccia ed entrai in una stanza calcarea più grande e spaziosa. Ecco cosa illuminava la grotta: una colata lavica attraversava la stanza verticalmente, bagnando di tanto in tanto il suolo con sbuffi svogliati di magma e vapore incandescente. Davanti alla lava un'enorme portale viola, robusto, spesso e con un che di etereo al centro si ergeva glorioso in mezzo alla stanza. La curiosità prese il sopravvento sulla paura, l'idiozia mi avvolse e allungai la mano, sospettoso, ma curioso come non mai, toccai il viola acceso ed etereo del portale e in un attimo tutto il dolore, tutta la pena di quella povera gente mi venne riversata addosso. Mi sentivo riempire di vergogna, pena, sofferenza, tristezza, odio... Poi più nulla. Non sentivo niente e non vedevo niente, i miei sensi erano in sospeso, come tutto me stesso. Mi lasciai trasportare in quello che sarebbe stato, per me, il viaggio più incredibile di sempre...

giovedì 3 febbraio 2011

Giorno 5 e 6, Tempo perso?

La mattinata era arrivata prima del previsto, quella mattina avevo fatto fatica a svegliarmi. Mi alzai e, prese le mie cose, uscii dalla grotta quando il sole era appena sorto. Mi misi subito all'opera, presi i materiali che mi servivano e iniziai a costruire la soletta della casa. I lavori stavano procedendo bene fino quasi a mezzogiorno, ma da quel momento in poi gli avvenimenti avrebbero preso completamente un'altra piega. Udii come un sibilo, diverso da quello emesso dai Creepers. Lo risentii, più di uno, sguainai la spada e mi voltai. Non c'era nulla, ovviamente. Con fare nervoso iniziai a girare attorno alla casa ancora in costruzione senza vedere nulla, e in una frazione di secondo riuscii a scansarmi, proprio all'ultimo, da un enorme ragno che mi saltò addosso sibilando con le sue fauci a tenaglie. Lo respinsi con un colpo facendolo indietreggiare e l'enorme bestia ad otto zampe piantò i suoi arti a terra per essere ben stabile prima di attaccare nuovamente con un balzo, ed altrettanto nuovamente essere respinto dalla mia lama. In quel momento successe l'imprevisto: un altro ragno, seguito da un terzo arrivarono dalla foresta sibilando e minacciando morte. Il secondo mi si lanciò addosso quando ancora il primo cercava di rialzarsi e lo respinsi. La spada resse il colpo trafiggendo il ventre peloso della bestia e il terzo fece altrettanto, ma la spada, impattando con il suo corpo, si spezzò. Vidi la lama cadere a terra e contemporaneamente aumentare la salivazione di quelle dannate creature. Avevo solo un'ascia con me, non era molto efficace, ma avrebbe fatto il suo dovere. La estrassi dallo zaino e mi voltai, iniziai a scappare nella foresta. Corsi più veloce che potevo, ma sentivo i ragni alle mie spalle; avevano più zampe, correvano più velocemente ed erano in vantaggio. Sentii il loro fiato putrido entrarmi nel naso, convinto che oramai non ci fosse più nulla da fare. NO! Qualcosa potevo ancora fare. Ecco infatti sbucare come dal nulla una fenditura nella roccia; era stretta, potevo provare a passare, mentre i ragni non avrebbero dovuto riuscirci. Corsi più velocemente ancora e mi lanciai letteralmente nella spaccatura, sentendo le bestie sbattere contro la parete rocciosa. Misi un paio di torce ai lati mentre mi addentravo nervosamente all'interno della grotta. Non sentivo più i lamenti e i sibili dei ragni, mi lasciai cadere a terra e ripresi fiato. Avevo perso tutto... tutto... Mi addormentai mentre il sole calava, ero sfinito e non avevo forze per fare null'altro. Svenni dal dolore, non avevo notato di essermi graffiato mentre scappavo nel bosco. Sulla gamba colava di sangue una ferita che solo con la calma, ora, pulsava e dava dolore... rimasi in quello stato per tutto il giorno successivo, fino a sera, quando a svegliarmi fu qualcosa di sgradito.

martedì 1 febbraio 2011

Giorno 4, Saperci fare

Mi ero sempre ripetuto che se una cosa era difficile da fare allora sarebbe stata bellissima da realizzare, da portare a termine. Era ciò che mi spingeva ad andare avanti e cercare di non impazzire. Non avevo chiuso occhio quella notte, li sentivo, fuori dalla grotta. Sapevano che ero qui, volevano entrare, li sentivo grattare con le unghie sulla roccia mentre si lamentavano con nervosismo. Di mattina non li avevo più sentiti, ero uscito e a terra c'era solo cenere, ossa e piume. Ho iniziato a costruirmi, o meglio, ripararmi la casa distrutta nella notte; era un duro lavoro, ma volevo farlo. Vivere in una grotta non faceva per me, inoltre non avevo nemmeno un bue ed un asino a riscaldarmi con il loro fiato. Forse questa potevo risparmiarmela. Scavai della terra per coprire i crateri fatti da quelle bestie verdi, avevo deciso di dar loro un nome: Creepers. Quando ad una cosa si dà un nominativo, la si conosce, e ciò che si conosce fa meno paura. Comunque dovevo stare attento, erano silenziosi, arrivavano all'improvviso e spesso erano in gruppo. Per ora era meglio pensare alla casa; avevo già rifatto la soletta, poi posai i pilastri e feci le pareti interamente in mattoni, la terra ed il legno non erano materiali propriamente adatti. Nel pomeriggio andai a caccia, catturai una gallina che avrei tentato di allevare per ottenere uova ogni giorno, ed un paio di mucche, avendo bisogno di carne e latte. Allargai la grotta e la resi più vivibile, oltre che accogliente: l'avevo piastrellata ed avevo aggiunto un paio di torce in più alle pareti per renderla anche più luminosa e calda. In attesa che la casa fosse finita, dovevo vivere qui dentro e non volevo diventare matto in una cella. L'indomani avrei tentato di finire la costruzione e di andare ad esplorare l'isola. Avevo notato che le bestie stavano lontane dalla luce, quindi avrei potuto iniziare ad illuminare l'intera superficie dell'isola nel caso non si rivelasse troppo vasta. Mi rinchiusi nuovamente nella mia calda ed accogliente fenditura nella roccia, un altro giorno era terminato, ed uno nuovo stava per cominciare...

domenica 30 gennaio 2011

Giorno 3/4, Scontri

Di notte non dormivo mai davvero, ero ancora sconvolto per quello che stava accadendo in questo luogo che non conoscevo, ma quella notte ero davvero stanco per la giornata passata e mi ero addormentato. Mai errore fu più grave. Fui svegliato di soprassalto nel cuore della notte, probabilmente quasi mezzanotte, da un'esplosione in lontananza. Mi alzai dal letto, mi vestii ed uscii di casa. La notte era calma, c'era una leggera brezza che mi scompigliava i capelli. Tutto tranquillo, mi dovevo essere sognato quel rumore. Mi voltai e rientrai in casa, ma mentre chiusi la porta sentii di nuovo un'esplosione, stavolta più vicina, pericolosamente vicina. Aprii la cesta, presi una spada ed uscii nuovamente. Avevo costruito una piccola scaletta su di un lato della casa per permettermi di salire sul tetto nel caso avessi dovuto riparare la struttura; salii e cercai di vedere in lontananza cosa poteva aver causato quel boato. Non c'era assolutamente nulla e la cosa non mi faceva stare tranquillo: se ciò che aveva emesso quell'esplosione non si faceva vedere, voleva dire che era nascosto, o che era troppo vicino per poterlo vedere in lontananza. Non feci in tempo a finire di formulare questo pensiero che una creatura verdastra con quattro zampe, alta ed agile saltò sul tetto di casa mia. Lo spavento fu talmente forte che quasi per istinto gli assestai una spadata in pieno petto, o almeno dove avrebbe dovuto essere il petto su quella creatura. La bestia venne sbalzata indietro e, cadendo a terra, iniziò ad illuminarsi fino ad emettere un sibilo, come se fosse un serpente. Mi avvicinai al bordo del tetto per vedere giù cosa stesse accadendo e un'esplosione mi travolse facendomi cadere a terra sulla schiena. Sentii una fitta alle spalle, mi rialzai zoppicante, ma non sentivo nulla di rotto. Al posto del mostro ora c'era un cratere che fortunatamente non comprendeva casa mia. Dal cratere però riuscii a intravedere una serie di gallerie sotterranee, sembravano naturali. Pareva interessante, avrei potuto trovare minerali o altre risorse. Scesi dal tetto scordandomi che le esplosioni che avevo sentito era molteplici, e quindi probabilmente non era solo quel mostro. Infatti, appena arrivai davanti alla porta di casa, un'altra di quelle creature mi vide e mi saltò addosso; sempre per istinto agii come prima, ben sapendo che fosse la cosa più sbagliata che potessi fare. Il fendente di spada lo colpì in pieno e la bestia, come gia successo prima, fu lanciata all'indietro, in casa. Si illuminò e, dopo aver sibilato, scoppiò, devastando le mura, le stanze ed il soffitto. Fui nuovamente lanciato all'indietro, stavolta però caddi di pancia e raschiai a terra con braccia e gambe. Il legno aveva ceduto, la terra era stata spazzata via, mentre la roccia era ancora lì. Entrai nel cratere che poco prima era ancora casa mia, presi le ultime cose rimaste dalle ceste oramai distrutte e mi diressi nuovamente verso la grotta. Mentre rimettevo tutto dentro sentii dietro di me versi strani, gutturali, non cercai nemmeno di capire cosa stesse accadendo e mi rifugiai invece tra la roccia. Con alcune pietre chiusi l'entrata e mentre tappavo l'ultimo buco potei vedere una figura, zoppicante, braccia distese in avanti, ricoperta di sangue che mi veniva incontro. Posai l'ultima pietra e poi ne misi un altro strato più davanti.
Non chiusi occhio quella notte, ma ero salvo. All'indomani mattina avrei deciso il da farsi...

sabato 29 gennaio 2011

Giorno 3, Edilizia

Se non avessi visto coi miei occhi quanto ho vissuto in questi due giorni non ci avrei mai creduto, cosa stava accadendo qui? Dove mi trovavo? Mentre mi facevo queste domande, avevo già iniziato a buttar giù le fondamenta per la mia dimora. Non ero mai stato un geometra o un architetto, ma mi ero sempre dilettato nei lavori manuali. Scavai un rettangolo a terra che poi avrei piastrellato. Intanto innalzai i pilastri in pietra e gettai il tetto in terra e legno. Tornai nella grotta, recuperai dell'altro materiale dalle ceste e cominciai a costruire le mura in listelli di legno, lasciando uno spazio per le finestre. La casa era un enorme parallelepipedo alto circa tre metri e largo almeno otto, spesso sei. Lo illuminai con delle torce, il calore era stabile nella mia nuova abitazione, dove con calma spostai tutti i miei averi, le ceste, i materiali, strumenti da lavoro, ecc. Verso sera la casa era pronta, mancava un'ultima cosa. Andai alla spiaggia discendendo lo stretto cammino roccioso ed arrivai nel bacino che mi accolse la notte dell'incendio. Raccolsi della sabbia da terra e la portsi in casa, nella fornace. Con le alte temperature sarebbe diventata vetro, con il quale avrei potuto chiudere le finestre. In breve tempo la sabbia era cotta ed il vetro pronto, lo collocai e lo fissai alle finestre. Casa mia, almeno per quella notte, era pronta. La grotta l'avrei utilizzata come magazzino e la casa come dimora per mangiare, dormire e vivere. Ora che ero al sicuro potevo riposarmi, questa era stata una dura giornata.

giovedì 27 gennaio 2011

Giorno 2, Incontri

Un'enorme figura gassosa mi si però di fronte, si illuminò, e feci appena in tempo a buttarmi di lato che una palla infuocata mi passò di fianco, impattando contro il terreno e bruciandolo. Ancora a terra mi girai e, rialzato in piedi, iniziai a correre, ripercorrendo la strada al contrario. Mi girai per controllare che l'inseguitore etereo fosse ancora lì, ma... non c'era più. Mi fermai a riflettere per un istante; probabilmente era un'allucinazione, probabilmente l'influenza di questo strano luogo mi stava dando alla testa. Dovevo mantenere la calma, raccogliere risorse utili e magari cercare di costruire un'abitazione sicura. Il carbone lo potevo reperire ovunque in questa foresta devastata dalle fiamme, avrei dovuto dedicarmi alla costruzione di mattoni con l'argilla, con quelli avrei potuto edificare una casetta accogliente e soprattutto decente. Decisi che in ogni caso, essendo passato da un po' mezzogiorno mi conveniva fare in fretta. Raccolsi quindi carbone, legna, terra e feci ritorno a casa. Con il legno costruii una porta alla mia grotta, un bel portone spesso e robusto che collocai all'entrata, con il carbone e la legna rimasta fabbricai alcune torce per la grotta, per illuminarla al meglio: il fuoco, oltre che scaldare, avrebbe asciugato la roccia rendendola meno umida e più vivibile. La terra infine la feci asciugare nella fornace, l'avrei impiegata per costruire. Uscii dal mio rifugio e misi un paio di torce anche all'entrata. Non ero sicuro che fosse un'allucinazione l'incontro sgradito di oggi pomeriggio, ma pensai che forse una torcia accesa avrebbe tenuto lontano quella cosa, oltre ad altri animali feroci. Tornai in casa e mi sdraiai a terra, mi coprii con la lana recuperata da alcune pecore sull'isola e chiusi gli occhi. Domani sarebbe stato un altro giorno in questo posto così particolare, avrei dovuto darmi da fare per capire dove fossi.

mercoledì 26 gennaio 2011

Giorno 2, Strane presenze

Discesi di corsa la collina, seguendo con gli occhi dove pensavo che si fosse scatenato l'incendio, arrivai in fondo alla discesa dove si aprì una vasta pianura. Da lì i tronchi degli alberi del colle appena lasciato sembravano stagliarsi in cielo con fare spettrale e lugubre. Scrutai in lontananza e compresi il motivo delle fiamme di ieri sera: un enorme cratere lavico in fondo ad un bacino roccioso. Il calore era insopportabile e capii come mai la foresta avesse bruciato così velocemente. Improvvisamente quella sensazione d'essere osservato mi fece risalire un brivido lungo la schiena, un leggero vento freddo mi sfiorò stranamente la nuca. Mi girai, e ciò che vidi mi fece trasalire.

Giorno 2

Dimenticavo, durante la fuga dalla foresta avevo avvertito una strana presenza, come se qualcuno mi osservasse. Forse un dettaglio inutile, ma preferii annotarlo.

lunedì 24 gennaio 2011

Giorno 2, Stranezze

La notte passò velocemente, avevo fatto un incubo dove le fiamme dell'incendio mi avvolgevano, mi ero svegliato urlando. Il piccolo anfratto nella roccia dove avevo passato la nottata era ben illuminato con delle torce di fortuna che avevo costruito appena arrivato sull'isola. Non avevo avuto ancora modo di esplorarla per bene ovviamente, ma sembrava davvero vasta e alta, magari sulla cima avrei potuto trovare degli alberi da frutto. Intanto decisi di andare a controllare cos'avesse scatenato l'incendio della sera prima, mi vestii ed uscii dal mio piccolo rifugio. Spostai la terra che avevo usato per coprire l'entrata e la luce del sole inondò il piccolo stanzino roccioso. Continuai a ripensare a come avessi fatto ad arrivare qui, ma non trovando risposta mi rassegnai cercando di sopravvivere.L'aria era calda, decisi di tornare nella foresta bruciata utilizzando una barca, che costruii con del legno ricavato da un albero vicino al rifugio. Legai le assi l'una con l'altra, mi procurai un paio di remi limando le assi fino ad avere dei bastoni e risalii la corrente del fiume, fino ad arrivare alla foce. Da qui la roccia del monte si faceva sempre più bassa fino alla costa sabbiosa. Fissai l'imbarcazione sulla terraferma e risalii il piccolo viottolo erboso. Arrivato in cima, la visione che mi si presentò mi fece ricordare tremendamente la sera precedente, quando, correndo come una preda, ero riuscito a fuggire dalle fiamme impetuose che avvolgevano tutto. Alcuni tronchi ardevano ancora e l'odore di legna bruciata era fortissimo nell'aria. Da terra raccolsi parecchi ciotoli di carbone che misi nella mia sacca; sarebbero tornati buoni per le torce e per cuocere qualche cibo. Iniziai a discendere la collinetta per arrivare all'origine dell'incendio.

domenica 23 gennaio 2011

Giorno 1, Incendio

Un odore di bruciato mi fece trasalire e, mentre corsi fuori dalla mia capanna ancora in costruzione, vidi la foresta, l'intera foresta, andare a fuoco: un enorme incendio si diramava in ogni direzione, inghiottendo ogni cosa! Recuperai velocemente i miei attrezzi mentre scappai fuori dalla capanna e mi gettai tra le fronde degli alberi per arrivare fino a terra. La mia sequoia crollò sotto il calore delle fiamme, e con lei anche la mia capanna; corsi a più non posso fino ad arrivare a quella che avrebbe potuto essere la mia tomba... una rupe. Un enorme burrone si ergeva per qualche decina di metri, in fondo solo il mare, mi voltai e vidi le fiamme che oramai avevano divorato tutto farsi strada fino ad arrivare a me. Presi coraggio, feci qualche passo indietro e con un po' di rincorsa mi buttai giu, chiudendo gli occhi e sentendo il calore oramai insopportabile svanire. Mentre aprivo gli occhi, vidi l'acqua avvicinarsi velocemente ed in un attimo fui immerso nelle profondità marine. Un paio di piccole piovre mi passarono davanti ignorandomi, nuotai fino alla superficie dell'acqua e, alzando lo sguardo al cielo, guardai la collina bruciare minacciosa. Mi girai e scorsi in lontananza una piccola isola ricca di alberi e probabilmente animali; la fame iniziava a farsi sentire. Decisi di dirigermi là per riorganizzare le idee, al mattino avrei provato a controllare cosa ha scatenato l'incendio di stanotte. La costa mi accolse con la sua sabbia fine e, nonostante la notte, tiepida. Speravo in più fortuna per il futuro...

Giorno 1, abitazione

La foresta era ricca di risorse: riuscii a costruirmi degli attrezzi, tra i quali anche un'accetta. Raccolsi parecchia legna e trovai un rifugio sicuro in cima ad un enorme albero. Molte creature, strane e presumibilmente pericolose si aggiravano in zona, preferivo star bene al riparo da loro nella mia capanna tra le fronde di questa sequoia. Iniziai a costruirla, sarebbe stato un lungo lavoro ed era già passato mezzogiorno, dovevo darmi una mossa!

sabato 22 gennaio 2011

Giorno 1, Appena arrivato

Mi svegliai mezzo alla foresta con il muggito di una mucca, non sapevo come fossi arrivato fin qui e non avevo nulla con me, nè utensili, nè cibo, nè un luogo per passare la notte. Fortunatamente, da come potevo vedere, il sole era sorto da poco, avevo ancora un po' di tempo prima che calasse la notte, ma dovevo ugualmente sbrigarmi ed attrezzarmi per sopravvivere al buio in questo strano luogo...